I Tabellionati notarili

Lo storico viggiutese Gibi Franzi, dopo aver riordinato l’archivio parrocchiale di Viggiù, Saltrio e Clivio anche con la trascrizione manuale degli interi archivi, ha potuto rendere pubblico l’archivio di stato civile della Parrocchia di Viggiù, dalla sua prima stesura e cioè dall’anno 1564 a tutto il ‘900.

Dall’accurata analisi sono emersi dati che hanno permesso di approfondire la ricerca dei notai che hanno operato nell’area Viggiutese nei secoli scorsi. Successive consultazioni degli Archivi di Stato hanno permesso di ampliare la ricerca che vi presentiamo.
Lo studio sui notai che hanno operato nell’area Viggiutese è un aspetto della storia locale che certifica l’importanza di Viggiù nei secoli quale importante centro della vallata del Ceresio.
Non va peraltro sottovaluto l’aspetto artistico dei segni riportati in questa ricerca: esaminando i tabellionati con l’occhio del grafico emerge via via la purezza dello stile romanico, la genialità rinascimentale, le complicazioni barocche, ed i primi tentativi di astrattismo.

Gli aspetti storici

Per meglio comprendere cosa significhi questa ricerca è forse meglio ricordare il ruolo notarile nella civiltà del nostro Paese.

I termini latini "scriba", "notarii", "tabularii" e "tabelliones" indicano attività notarili dell'Antica Roma.

Originalmente il "notarius" era un semplice scrivano che prendeva nota o minute e veri strumenti. Poiché poche persone sapevano scrivere e gli accordi commerciali venivano fatti oralmente, i servizi del "notarius" si limitavano a tradurre in scritti quegli accordi commerciali. Con la crescita del commercio e migliorando l’organizzazione della vita civile, gli stessi servizi furono necessari per i contratti, atti di proprietà, registrazioni degli atti dei tribunali, ecc.

Praticamente tutti i documenti importanti fino dalla Antica Roma, furono redatti dai notai.

Più precisamente in epoca romana il "notarus" era colui il quale compilava esclusivamente la stesura del contratto già stipulato oralmente, mentre erano definiti "tabelliones" coloro i quali stendevano documenti relativi a contratti da loro stessi stipulati.

Fu Giustiniano che, nel suo codice, stabilì norme per la conservazione degli atti, la cui stesura fu affidata ai "magistri census". Per le registrazioni pubbliche, i passaggi di proprietà e le donazioni, furono incaricati i "tabularii" e gli "exceptores".

Solo dopo la caduta dell’Impero Romano la chiusura della documentazione notarile fu caratterizzata dalla "completio" (formula finale), unita al segno notarile o tabellionato distintivo di ogni notaio.

Il Regno Longobardo sente ancora l’influsso del retaggio romano e solo verso la fine di tale periodo appaiono i PUBBLICI NOTARII, alla cui opera di documentazione l’editto Rachis del 746 riconosce una particolare credibilità.

Maggior importanza ebbero i notai nel periodo Carolingio: ogni personalità, conte, vescovo o abate doveva avere un proprio notaio.

Nei secoli IX° e X° nacquero così i notai imperiali ed i notai del Sacro Palazzo. Compito principale del notaio era di raccogliere le stipulazioni in brevi note o imbreviature inserite in un proprio registro o filza.

In alcuni casi i clienti si facevano poi redigere il documento completo o "instrumentum".

Solo nel XIV° secolo sorsero gli archivi pubblici comprensivi degli atti dei notai defunti.

Fu con la dominazione Napoleonica che si costituirono le "camere di disciplina notarile" dalle quali derivano i più recenti "Collegi Notarili Provinciali".




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